Spingeremo insieme i nostri passi
Oltre usci ignoti e pericoli molti
Fra lance spezzate e relitti antichi
Mentre memorie morte, affollati
Tu scimmia infernale sulle piste mie
A braccare le chiuse porte, e viste
Eteree di impalpabili morti seducono
Le fantasie perverse e corrotte…
Compagno, camerata raccogli il mattone
Uniamo i palmi a patto mentre rossi fiotti
Avvolgono il gesto tutto a rimarcare il frutto
Della diabolica intesa tra l’ offesa e la difesa
La vita e la morte, il passo e il masso poiché
Scema la vita dei padri e trema la terra
Degli avi per l’ orrore…
Amico, vinco io per te o tu sei nato per me? Come posso
leggerti in viso emozione? Riso? Il vino non cancella
il ricordo, la bella poesia, un morso forse? Dimmi
cosa hai visto nel buio, fammi giacere solo una notte
nel torpore della notte, mostrami la felicità di vivere
non sapendo della nuda oscurità…
Quando guardai i picchi ritti all’ orizzonte
non credetti che una donna mi aspettasse oltre
ma tempi e masse mai viste hanno aperto
il mio spirito ed ora libero e sicuro incontro
in un rito il pericolo perché ho dimenticato
il piacere piatto del pigro sonno fermo
oh amico, compagno, camerata hai visto tu
quella donna? Dillo perch’ io non passi un giorno
di più senza sapere cos’ è l’ Amore.