Il corvo stava tronfio
A guardare il mondo che passava
Lisciandosi le penne sembrava più gonfio
Consigli e parole a tutti dispensava
Sul ramo più alto si era accasato
Nero e lucente a tratti saccente
Vendeva parole per tutti a buon mercato
Credendosi un dio onnisciente
Un uomo passando udì quel ciarlare
Così sgraziato e maleducato
Si fermò perché voleva ascoltare
Cosa avesse da dire un essere così poco pacato
Io da quassù diceva il corvo vedo il mondo
Parlo con le stelle e la luna
Assaporo il sole ne godo a tutto tondo
Nessuno può condividere la mia fortuna
Conosco la storia e la geografia
Io so parlare volare e sognare
Quello che tocco diventa magia
Guardatemi tutti orrendi animali voi mi dovete adorare
L’uomo aspettando il momento propizio
Estrasse silente una fionda piccina
Prendendo la mira colpi il suo orifizio
Rompendo quel becco e la sua testolina
Cadendo dal ramo cercò di gridare
Per lo sdegno e l’affronto a lui arrecato
Provando ad aprire le ali e volare
Ma troppo tardi oramai era gia cascato
Il piede possente si poso sulla schiena
Crocchiano le ossa portaron la sera
Con mani veloci e di gran lena
Una per una le piume si mise a contare
Ai piedi del tronco un corpo nudo giaceva
Da signore possente che lui si credeva
Adesso non era soltanto che concio
Povero corvo pria si bello e ora malconcio
Le piume si nere
Adesso ad ornare
Andavano fiere
In testa ad un uomo che non sapeva contare.