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Il figlio del mare

Io che fui tuo figlio,
nei tuoi profondi ed oscuri abissi concepito
dai tuoi eterni flussi e riflussi nato.
Culla primordiale di vita tu fosti
moto perpetuo del mondo,
sua linfa, suo sangue.
Per madre ebbi l'infinito turchino del cielo
Che con te ancora si sposa, in rinnovato amore,
là dove lo sguardo si perde e si confonde
in sognante incanto.
Di fronte a te, o padre, ora mi ergo,
dopo anni d'assenza
ed in rispettoso silenzio contemplo
la tua maestosa e eterna bellezza
che ancora una volta mi ricorda
quanto vana sia la mia fugace
ed incerta esistenza

 

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4 commenti:

  • Xavier Wheel il 06/10/2011 23:00
    Che tristezza leggere questi commenti: "Paternità discutibile" "Alcuni versi già letti altrove, e... non so" ma cosa significano, se secondo voi io avrei plagiato o bellamente e spudoratamente copiato questa poesia, dite il titolo della poesia e quale autore io avrei plagiato, ma non insinuate gratuitamente dubbi sulla paternità della mia opera è quanto di più offensivo ci possa essere per chi come me cerca di mettere in parole le proprie emozioni.
    Xavier Wheel
  • Anonimo il 01/06/2011 19:50
    Paternità discutibile
  • Rocco Burtone il 09/07/2009 15:44
    Alcuni versi già letti altrove, e... non so
  • Adamo Musella il 06/07/2008 20:40
    La tua è una lettura serena, un esempio di poesia classica Bene Ciao

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