Non trovo parole nuove
per definire questo silenzio;
forse sono quei due occhi chiari
che sbucano dal tunnel metropolitano.
e viaggio ancora
tra le tenebre sotterranee,
raccogliendo fogli fuggiti
da una cartellina stanca.
l'ombrello sgocciola sulle scarpe,
impaziente mi muovo lungo una
linea gialla, che finisce nuovamente
nel buio: sono le 22. Muore sulle
rotaie un grido desiderato.
stridore di freni, m’ingoia l'anima:
come ogni sera, come chi spera
continuamente
leggendo sillabe vane
sopra un sedile consunto.