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Nem del Vietnam a Jean Masia

Quanto profumo quanto dolore
In quel mobile vetrina
Di ebano rosso

Mio nonno l’aveva portato in legno dall’Indochina
Mia madre teneva  lì i suoi lavori più cari di ceramica

Mi inebriavo di quel sapore dolce pepato

C’era amico quel paese
Poi l’abbiamo distrutto
I francesi per primi sempre a colonizzare
L’indipendenza Dien Bien Phu

Quale grande sputo in schifo

Poi l’abbiamo diviso
Fra comunismo e cristianesimo capitalista

Abbiamo giocato a scacchi
Con dei piccoli ignoranti pedoni vivi

Gli ignoranti ignorano sia ben chiaro
Non c’è nessuna offensiva offesa

Ognuno voleva possedere la regina del Mondo

Giapponesi Francesi Cinesi Russi Americani
L’elite in stati a stella

Non se ne salva uno sulla terra della Nazioni
sulla crema dell’immondo

Tutti questi sporchi confini mentali
Sono le Cicatrici di una povera nostra terra
Violentata da milioni di bombe mine napalm

benze ben bene in gel liquido
Che belle palme informi in forni di palle

Quando un solo bambino muore
Sotto una bomba saltando in aria su una mina
O morente di fame

Tutta l’umanità ha perso
Non c’è Dio che tenga

Se mi sento Viet o iraqueno o Afgano
È perchè sono un piccolo equi no

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4 commenti:

  • VINCENZO ROCCIOLO il 04/08/2008 16:18
    Una sola parola: CAPOLAVORO.
  • Anna G. Mormina il 04/08/2008 11:18
    "Quando un solo bambino muore Sotto una bomba saltando in aria su una mina O morente di fame... Tutta l’umanità ha perso"
    ... è la verità e... non mi sento di aggiungere altro...

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