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Elogio della tetta

Nacqui modestamente da un anfratto ignoto
senza coscienza e cognizione alcuna
quando improvvisamente un vincolo tagliato
mi scaraventò in un mondo senza più fortuna

da un loco caldo ed assai accogliente
senza nessun dolore o sofferenza
passai d'un tratto in balia di estranea gente
mentre del mondo aveo conoscenza

un pianto ingenuo proruppe senza fiato
forse la luce o la premonizione
quel paradiso non è mai tornato
in questo mondo solo dannazione

una culletta, un letto, un seggiolino
braccia protese ad impedirmi il sonno
ma un calore sempre più vicino
mi rammentava di quel che io avea bisogno

rotondità e morbidezza assai
e di un rosato mai più avvistato
questo fu quello che poi io trovai
quando d'un tratto da donna fui abbracciato

liquido caldo a ritemprar le membra
della stanchezza che nascita comporta
quel paradiso che mente poi rimembra
in un inferno che raramente ascolta

labbra al sen con vigoroso ardore
a suggellare un patto millenario
tra madre e figlio neanche un gran dolore
potrà spezzare un vincolo primario

ma poi il tempo invase la mia vita
ed il suggello divenne più sbiadito
strappando i lembi di quella gran ferita
braccia protese al seno già perduto

un mondo ostile, un orlo insanguinato
colpiva forte passo dopo passo
e rallentando quel passo cadenzato
mi costringeva a saltarne un altro fosso

in una buca il cuore l'ho lasciato
in un cassetto un sogno già rimosso
tanti rimorsi e un animo perduto
mentre crollavo diritto come un sasso

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9 commenti:

  • bruno saetta il 18/07/2010 22:16
    Ciao Paola, certo che mi ricordo, vedo che alla fine ci si ritrova sempre. Piacevole sorpresa a leggerti da queste parti e soprattutto ammirare i tuoi versi!
  • Paola Pinto il 18/07/2010 21:16
    ahaha, bellissimo elogio alla tetta!
    Ciao Bruno, ti ricordi di me?
  • Ajeje Brasorv il 22/08/2008 12:52
    questa è geniale
  • bruno saetta il 18/08/2008 20:29
    Liquido caldo è il latte che si succe dalla madre, e che ci ritempra dalla fatica della nascita, momento dal quale inizia la nostra sofferenza, tanto più forte quanto più abbiamo vivo il ricordo del paradiso del grembo materno. Quindi ecco che vediamo la nostra nuova condizione come vivere in un inferno.
  • bruno saetta il 18/08/2008 11:57
    Grazie.
    Il sesto verso si riferisce alla condizione nel ventre materno, "senza nessun dolore o sofferenza".

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