Ma non vedete che menzogne vi distorcono il viso?
E continuate a chiamare
“canto”
Il grido di un rapace affamato,
e non azzardavi a chiamare
“urlo”
il canto di un “liberato”.
E se vi esploderanno,
i lobi delle orecchie,
e il rossore invaderà il viso dei timorati,
è la Verità che sta operando,
quella stessa dama che avete cacciato dal vostro cosmo.
Ballate, danzate,
fino a quando sparirà quel velo;
e la terra chiamerete terra,
e l’uomo chiamerete uomo,
e la Libertà spiccherà,
finalmente,
il suo volo,
distruggendo le gabbie dei matrimoni d’accordo,
e profanando i luoghi della speranza illusa,
le tombe della fine che mai avete accettato.
Davvero è questo il mio augurio:
che periate nel vostro sogno
di rendere tutto come volete;
nomi nuovi date, ma non cambierà sostanza
alle cose che rimandate
e prima o poi arriveranno.
Quello specchio già vi attende,
e le rughe segneranno i giorni
che vi distanziano da quello,
che sia mio o vostro,
in cui si chiamerà l’uomo col suo vero nome:
Creatura e non creatore.