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Sul filo della fede

Farfuglio di parole,
groviglio di perché
sono io.
E vago in deserti di città
scalo monti di egoismo
Riempio valli
di insignificanza.
Improvviso, liberante,
atteso,
nel mio cielo
brilla il bianco filo
di mia fede.
Trepida ne svolgo
il gomitolo luminoso
Respiro
arcobaleno di speranze
E mi ritrovo figlia,
o mio Signore,
sicuro Faro
al porto di mia vita.

 

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1 commenti:

  • giuliano paolini il 03/10/2008 17:08
    e' relmente cosi'? nell'abbandonarsi a qualcuno o qualcosa di esterno ci possono essere due situazioni molto differenti, la prima e' come un lasciare ad altri la responsabilita' e la seconda e' una resa totale come di voler partecipare ad una rappresentazione che cerca nuovi interpreti ma con un senso di presenza e pienezza che fa dell'opera qualcosa di più grande
    , il tuo esserci cioe' ne fa aumentare la grazia e la profondita' nel leggere questa tua delicata poesia mi par di respirare più la prima ipotesi per aderire alla seconda penso sia necessaria una presenza consapevole ed una forza tale che al colmo della felicita' ti accasci e sprofondi in una dimensione
    nuova che non ti appartiene ma a cui ti abbandoni con una gioia ed una partecipazione assoluta
    un bacio sentito

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