I rumori della casa,
l'odore di cucina
che non oltrepassa
il confine d'onde elettroniche;
il disordine
dei miei calzini,
delle mutande sul divano
e la cravatta,
gettata come trofeo
sul mobile d'ingresso
il tuo, scelto da te,
lasciato da te,
come me
che accarezzo al buio
il tuo posto vuoto.
Faccio l'appello
conto, controllo,
chiudo gli occhi.
Dormo.
Di te? Nemmeno l'ombra.