Avrei voluto carezzarti
per l’ultima volta,
poggiare la tua testa
sulle mie tremanti gambe,
respirare il tuo odore,
toccare il tuo ventre
come in un adagio lento.
Avrei voluto sussurrarti
suoni d’acqua,
profumi di terra,
caleidoscopi di colori
del giorno
e della notte,
del freddo vento.
Avrei voluto stringerti,
un ultima volta,
l’ultima volta,
prima di chiudere gli occhi,
lasciandomi assaporare
l’amaro fiele
della rabbia.
Avrei voluto accompagnarti
lentamente,
aprirti la porta
come per gioco
in questa ultima corsa,
nascondendomi per rovesciare dolore
nell’inferno liquido del pianto.
Avrei voluto…………….
ma non ho potuto,
non sapevo che aprivi
la porta senza me,
ne una carezza dalle mie mani,
ne un sussurro dalla mia voce,
ti hanno accompagnata.
E ora germina rigoglioso il dolore,
come gramigna
invade ogni zolla
del mio esistere,
rimane solo lo spazio
per far nascere crisantemi
sulla mia coscienza.