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dejavu

in una serata greca
cordialmente qualcuno mi porgeva
un dolcetto
cosparso di polvere bianca
e mentre lo assaporavo
ed il mio palato si fondeva con esso
nella mia mente dolci ricordi dimenticati
tornavano a galla
-eran d'un blu limpido
le maree
e dall aliscafo lasciavano
che l'occhio le penetrasse
intrufolandosi fino alla fine
per scoprire i cadaveri argento
dei pesci abbandonati sul fondo.
e gli strani fiori che uscivano dai cactus
e le margheritine da camomilla
sparse per i prati
e la malattia
veder gioia e bellezza
attraverso un dannato vetro.
dejavu.
in un passato remoto
ed in uno più recente.
ricordo che giocavo con un piccolo mondo
e quel ricordo mi catapulta
in un redentore d'infazia
in cui mio padre recuperava
quella stessa conchiglia
con dentro un piccola realtà
dall'acqua della mia laguna
e via la mente viaggiava.
forse è la memoria il luogo più reale in cui vivere.
in una notte grigia
io non sentivo nemmeno il freddo
trasportata in una dimensione astrale
dove non è vero ciò che vero
e non è reale ciò che è reale
mi perdo tra intricate strade veneziane
che ben conosco
ma stasera non guardo
che le note di una canzone
cantata in un inglese enigmatico
che non vuole che le sue parole siano capite
e remissivo
rinuncia alla forma delle parole
trasmettendo
rabbia
e disperazione
ed agrodolci sorrisi

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3 commenti:

  • Antonio Pani il 19/08/2010 09:22
    Scritto che avvolge e trasporta, in un tempo senza spazio, in uno spazio senza tempo, dove le sole vibrazioni emozionali raccontano del nostro esistere. Mi è piaciuta, brava. A rileggersi, ciao.
  • c m il 20/10/2008 22:25
    grazie
  • Sonia Di Mattei il 20/10/2008 22:23
    interessante come scrivi. Mi piace

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