Tra il fiume di folla avanzo stremato e con
lo sguardo basso seguo le orme del mio
triste destino.
Così perso e per niente confuso, so di
essere innocente.
Così usato e mai infedele, ho amato la mia
povera gente.
Legato a giudizio, si spegne così il mio
sogno di patria.
Trascinato via dal cuore umano, vado in
contro alla paura.
Lo sguardo grifagno della gente è lo
specchio di un grande abbaglio.
Non c’è miracolo che attende, il mio destino
è stato già segnato, la fine del mio regime
è dietro l’angolo.
Lo respiro nell’aria e lo guardo nel cielo,
è giunta la triste sorte del Re.
Tante parole sono state dette e tante altre
sono morte soffocate, tra queste, rimangono
sepolte le parole di un innocente.
Il patibolo è la che attende, la folla è la che
preme.
Così perso e per niente confuso, so di essere
innocente.
La lamina sottile rimanda a me un po’ di luce,
il coraggio dell’innocenza è la mia unica forza.
C’è un silenzio tutto attorno, ho così il cuore in gola.
Sento il mondo attorno a me collassare, e dentro
di me l’ombra oscura del nulla avanzare.
La libertà che tanto si dice è il pugnale del mio
ultimo passo al mio ultimo capitolo.
Così annego tra il tonfo dei tamburi e tra
forconi e spade c’è chi inneggia il tricolore.
Lo respiro nell’aria e lo guardo nel cielo,
è giunta la triste sorte del Re.
Lascio un sorriso di sfida vagare tra la piazza,
sperando che una nuova luce apra loro gli occhi.
Così perso e per niente confuso, so, che andrò
via innocente.