Aspettare…
E mi sembra
Di non aver sangue nelle vene,
D’esser carne da macello
D ’esser cibo
Per rapaci…
Il terrore della mia calma
Sta superando il suo cedimento,
Le sue conseguenze sono sempre drastiche
Quando mi muovo lento e irrequieto…
Ho conservato come sempre un po’ di riso
E spero che domani il vecchio
Mangi alla mia finestra
Non calpestando la mia dimora,
Che solo lui rispetta come
Ancora nobile,
Conoscendo
Il senso del mio vagare
Rabbioso,
Bramoso,
Impetuoso,
Senza pace se non quella
Della mia sfida finale…
Quel giorno
Predestinato al rito
Investirò di nuovo il mio ruolo,
La mia spada sarà luccicante
Filo di morte,
Il mio stemma temuto
Pronto sull’asta,
Mai più esposto
Dopo la vergogna
Inflitta alla mia famiglia,
L ’esilio…
Il dolore…
L’impostore sa
Chi sono,
Sentirà il mio vento dei ghiacci
Gelare le sue paure e
Il mio fuoco di lava
Scioglierle vili
Nel sudore della sua fronte…
Il suo collo
Attenderà il colpo finale
Dalla mia impietosa mano
E prima che i suoi occhi si spengano
E come pozze evaporino
Il suo istante sentirà pronunciare le mie parole,
Che uccideranno anche il suo orgoglio:
“Kirisute gomen,
Imperatore!”
Spudoratamente e liberamente ispirata all'ultima fatica dei Truvium...