Nel suo tedio la natura mi cattura,
sotto l’edera rampante si ferma il mio respiro.
Poi riprende affannosamente
nella fuga di formiche impregnate di sudore;
troppo greve il peso da trasportare,
rallenta il ritmo la mia insofferenza che
improvvisamente par volersi allontanare…
biasimo suppongo perché invece
ritorna, nuova, ancora,
sotto l’arsura della luce immobile che osservo appena.
Si dilunga stanco il mio occhio nel guardare,
non va oltre.
Intanto il sole, non cessa d’infiammare.
Si desta così il tedio, di scatto,
nel cogliere uno sprazzo spietato
ghignare sulle foglie impunemente!
“Ma perche brilli luce se così freddo è il tuo raggio?
Tu … tu delle vite uccidi! ”
Chiaro mi pare il voler donar la vita a quelle foglie,
non m’importa il supplizio.
Se il mio ultimo respiro fugge,
sarà quiete per me immaginare.
Forse la pace è questa:
un lento evaporare di pensieri.