Cantami, o vino, dei giorni trascorsi
prima che fossi tra i tralci contorti
soave frutto baciato dal sole o,
acino triste che la pioggia percosse.
“O uomo” , ei disse, “così è la sorte
dei mortali terreni abitatori.
Ma io or, son succo che sogna
poiché dalla terra raccolto m’alzai
per speme d’ognuno, e gioia tua che più non hai”
Così detto, m'assisi, pensando che il vino
è pur pieno di senno.
M’assisi bramando, che d’esso ero colma,
di valermi all’istante sapiente:
ciò che conta alla fine, poi non è niente.