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D'amor conosco poco

In verità d’amor conosco poco
in quanto sentimento che mi sfugge
che parte dal cor mio per altro loco,
ma di cotanto ardor ella rifugge

è forse la tal cosa che ti prende
quand’ella con un fil di voce dice
”t’amo o amor mio! ”, e poi rende
il core suo, immacolato e supplice

o forse quand’ella poi confessa
di sentir un afflato che la porta
su in alto, e complice professa
il dubbio che il vecchio amor comporta.

Sentirsi assai importante fors’è gioco?
o’l rinnegar lo cielo per l’Averno,
spegnere nel buio quell’ardente foco
sicché precipitarmi nel suo inferno

e l’anima ammaliata nella notte
che al cantar del gallo si nasconde
e pel timor, singhiozzi e voci rotte,
l’oblio che spegne or or le rubiconde

tutto quel che resta è un sogno infranto
senza spiegazione, né come o quando
e quel cor donato, ora è affranto
e l’anima redenta va allo sbando

è legge di natura, il cor che vien secondo
per aprirsi un varco, un uscio
per attizzar l’amore sì fecondo
necessita distrugger me, che lascio

ma in tale sì terribile contesa
la differenza è data dal rispetto
‘che, prima o poi, per tutti vien la resa:
la verità s’arreca un doppio aspetto

il rinnegar la mia presenza
non rende ciò ch’è vero una menzogna,
non quieta al senno mio la viperanza
né istilla in me giammai nulla vergogna

‘che nel cor mio nessun difetto trovi
né menzogna, né bugia, ossia fallacia,
e solo che, usato, gettalo tra i rovi
il cor da un solo vizio, l’amar con pertinacia!

E del rispetto e dell’amor ch’io ti donai
rimane sol tristezza, ed amarezza assai;
un flebile ricordo, un mese sol teco volai;
e la certezza: la verità vera, soltanto tu la sai!

 

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