Come l'acqua che asciuga il vetro grondande di quella finestra,
un fiume di lava raffredda le terre glaciali dei miei ricordi
e sfuma di una tinta nostalgica i loro vecchi visi aggrovigliati.
Gridate! Oggi è già domani, e l'indomani non è che l'oggi;
ubbidienti spiriti che si contorcono e, come fili di marionette,
s'intricano, cani che escono dalle fiamme e ringhiano, ululano
finchè la Luna ruba i loro latrati e, muti, li abbandona al pianto.
Crollano le stelle di filo spinato, la piovra d'ieri rapisce ogni scheggia;
un vapore acre mi avvolge, un soffio si leva leggero
e la finestra - prima porpora, ora argento - riflette il mio scheletro immobile.
La notte! Solo un orologio malconcio mi culla col suo ticchettare;
il mio respiro s'acquieta e ride in faccia al passato.
Poi un immenso straccio lugubre, cieco di ogni luce.
E cerco disperatemente i miei fantasmi.