Livide ombre
sotto gli occhi
palpitano,
sottili come pennellate,
profonde come l’oceano,
le mie occhiaie convivono
con la luce dei miei occhi,
separate da due fragili pareti.
Nelle mie ombre
naufragano i miei sogni,
i migliori propositi,
i sorrisi che volevo regalare.
Ah! Se avessi dato più spazio
al bambino che era in me,
avrei vissuto con più leggerezza!
Immobile, sopra questo letto,
mi sento circondato
da un inquietante silenzio.
Ci vorrebbe un colpo di scena,
qualcosa d’inatteso, che riscatti
una vita vacua, in vita eterna.
Lazzaro era morto, quando il Signore,
lo chiamò a gran voce,
forse Cristo potrebbe trasformare
le mie ombre, in grazia,
e l’ultimo atto, potrebbe non essere la morte,
ma la Pasqua di Resurrezione!