Da quando sondo il sonno profondo del presente
perdo nel passato la mia Trebisonda
una barbara treccia bionda di futura memoria
dove ti porto ti accarezzo con le mie otto mani
il nibbio
attraversando
le sue nebbie
svolazzanti
accarezza in mille ghirigori fraterni
le tenere piume e una
addormentate nell’addome
di un adone
nel vellutato velluto venereo
d’ una araba felice di essere
la sua liberata terra di Fenicia
nell’alba tramontata
in sacra ara
nello stesso giorno d’un istantaneo solubile istante