Nella neve di maggio
c’è un miraggio di partenza
e la mente indaga vaga, scruta
nel vivere lento.
Non guardare l’immagine
che specchia nell’onda,
non fissare
le risonanze del vento
che increspano torbide acque
e ne fanno frammenti.
Al di sotto rimane in attesa
il pesce di fiume d’argento,
il re della melma
dai denti d’avorio.
E ancora non parli
non hai più risposte.
Non credi già più che al dolore
che brucia di fuoco,
che scioglie violento la neve
di un maggio all’inferno.