Quando ti vidi per la prima volta,
ti dedicai un concerto di mani e di vagiti,
e ti allettarono le mie guance di neve,
per farvi corse e striarle di fragola fanciulla.
Ti incontrai gioiosa nel galoppare dei giorni,
e ti feci alleato del mio camminare in punta di piedi sul mondo,
cercando occhi bambini annaffiati di miele,
e miagolare amico di gatti.
Mi seguisti fedele quando infilai scarpette di cristallo,
per entrar con garbo nelle stanze a sorpresa della vita,
e fosti al mio fianco a sventolar bandiere del casato dell'Essere.
Da una torre di non so quale rocca,
un giorno persi il tuo viso,
e mi bagnarono gocce appuntite di notte.
Ti ritrovai in un dolce mattino d'aprile,
cesellato di fresco dal Cielo,
perenne samaritano sulle tracce di anime
fuggite dai romanzi di un tempo già stato.
Ora, ti cerco nei volubili umori dell'alba,
e ti seguo fino al tuo ultimo passo, che spegne il tramonto.
Arrivederci a domattina, Sole!