I cieli erano sgombri,
purpurei veli che facean sorgere
interrogativi sulle stagioni
future.
Un grande artista scrisse:
"L'inverno del nostro malcontento"
ed era giunto, passato.
Foglie cadenti vagavan sulle ceneri
del mondo, su quella civiltà che un tempo
credea d'esser più potente di Dio,
di tutti gli dei.
Silenzio, taccion tutti, tutti i sopravvissuti.
Il mondo sussurra,
le foglie cadenti recitano un balletto
infinito, gli alberi rinsecchiti assetati
di necessità, rugosi, morti quasi.
Quasi morti.
Sangue di animali, uccelli, leoni, coccodrilli,
esseri di ogni razza.
Esseri umani tra i tanti animali.
Foschia. Basse temperature.
Polveri. Distruzione.
Tanta oscurità all'uscita della grotta.
Caldo la notte, ancor più il giorno.
Puzza di marcio, pelle di cadaveri ammuffiti,
putridi stagioni di morte.
Lacrime di consapevolezza
sui volti segnati.
Cosa abbiam fatto?
Abbiam massacrato la Vita,
abbiam torturato questo pianeta.
Lacrime,
sono il raggio di Sole!