A perdifiato corro nel verde pascolo,
nessuno a rincorrermi,
solo un raggio di sole
a scaldare la mia libertà.
Cado, mi rialzo, cado ancora
tra risa fragorose che camuffano il mio pianto.
Esausta trovo riposo tra le braccia
di una vecchia quercia,
le sue forti radici mi stringono a se,
proteggendomi da vane promesse.
Guardo la radura,
ascolto il silenzio del bosco
interrotto dal canto di orchestrali
che volteggiano liberi nell'azzurro immenso.
Sussulto ritornando bambina,
tra sogni e fantasia
ritrovo il bisbiglio di fate e gnomi,
perdendomi con essi in un vertiginoso girotondo.
Miriadi di colore si mischiano,
trasformandosi in un grande arcobaleno,
che illumina la fitta oscurità.
Improvviso frastuono, assordante rumore
mi destano dal sogno.
Il vile uomo ha iniziato il disboscamento
del mio caro e antico bosco,
e con esso cancella tutte le immagini
racchiuse negli occhi di bambina,
che ritorna ad essere donna
richiamata dalla dura realtà.