In un mondo distratto, "tarantolato" dove nessuno legge più di una mezza pagina formato A4 (per mancanza di tempo ed altro), dominato in ogni espressione dal "dio denaro", il poeta è il "vaso di coccio" di manzoniana memoria insieme a migliaia di vasi di ferro.
Le idee espresse "non rendono" economicamente, ed il poveretto, tra gli stenti, è costretto a cambiar mestiere per vivere.
Snobbato dagli editori e dai letterati più in vista, il poeta scrive nella convinzione di essere letto ed apprezzato, mentre, al contrario, scrive solo per se stesso, nella vana illusione di diventare un giorno famoso, nel mondo difficile, amaro e splendido (??) della letteratura...
Il poeta consumato
scrive versi a mozzafiato
sempre illuso, poverino,
d'esser letto dal vicino:
copia, incolla, "arrangia" il sito
egli è un re, un genio, un mito.
Ne vien fuori su due piè
uno strano non-so-ché
di parole-scarabocchio
combinando un bel pastrocchio.
Il poeta nel suo afflato
scuote il capo sconsolato
e la rima che non c'è
glissa invano, ma ahimé!
Il complotto è consumato
scorre il titolo al passato
clicca lì per quieto-vivere
tutto il merito a chi-non-sa-scrivere.