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L'infante e la maestra.

Ho steso lunghi fili d’un argenteo immaginario tra la mia torre nera e la tua casa d’alabastro, e danzo felice ad ogni tintinnare, ad ogni tuo segnale.

Chiudo gli occhi solo per immaginarti:

--Eva sillabante curiose verità celate alla mia vista storpia--

Ti vedo alzarti al mattino presto, rincuorare di baci l’uomo ed accudire madre la somma gioia.
Ti vedo piccola tra fornelli immensi a preoccuparti della comune quotidianità alimentare.
Ti vedo tra i numeri a contare le altrui gioie e le altrui disgrazie.
Ti vedo sola in macchina, al semaforo.
Ti vedo stanca rincasare.
Ti vedo allo spechio.
A curarti.
A pettinarti.
Leggiadra, soave, semplicemente bella.
Bella!

Ed è questo il becero frutto della mia fantastica ossessione di voler dare forma e nome a ciò che sento.
Ti sento, ti vedo, ti sogno, t’immagino.
Poche le cose che so di te, ma ciò che so basta.
So che in tutte le tue azioni tu vedi altro.
C’e’ l’incanto!
È poesia. È ovunque.
Sogna allora, dolce Maestra divina e dorata.
Sogna finchè puoi.
Svegliati una mattina felice ed incantata.
È autunno- lo vedi!-poche foglie rosse e gialle annebbiano un pallido sole nascosto tra nuvole apatiche. -Tu sei la, lo vedi, lo senti, lo scrivi-
C’e’ l’incanto!
È poesia. È ovunque.
Sogna un mattino di primavera tra psichedelici colori di pesco che tingono l’aria annusata d’innumerevoli pollini fecondi, e tutto è vita. . Tu sei la, lo vedi, lo senti, lo scrivi-
C’e’ l’incanto!
È poesia. È ovunque.
E del tuo Dono prezioso ti fai segreta interprete, esponente illustre dell’antica, e ormai smarrita, arte di scrutare il bello tra le cose.
Di scovare l’ignoto oltre il plausibile, il quotidiano nel terribile.
Questo t’invidio, poiché io sono solo una galassia che si perde in infinite infinità cambiando senso ad ogni passaggio.
L’atroce fermezza a me manca, la risolutezza invincibile che t’e’ propria.
Vedo la fantasia tua che s’alza scodando tra i vicoli grigi della tua quotidianità a colorarli, ad inebriarli di vita nuova.
Vedo il viso tuo asciutto piangere per semplici cose, un bacio rubato, un volto amico, una serafica carezza d’infante..
Ed ancora potrei vederti in mille e più modi differenti e pur conservare la certezza innata che dietro tutto, c’e’ lei, la Poesia.
Di questo ti sono grato, Maestra di poesia, di vita, d’amore.
Solo di questo.
Grazie.

 

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4 commenti:

  • Teodoro De Cesare il 05/10/2006 20:15
    lacrime agli occhi
  • Ivan Iurato il 27/07/2006 14:32
    forse è stato un po' improprio rispondermi qui sulla mia critica mossa alla tua opera, cara Elisa.
    In ogni caso è mia opinione che un autore moderno tale deve essere pure nel linguaggio, che è la sua spada, la sua arma principale, la sua anima. Bello sperdersi in versi ottocenteschi. ma è puro esercizio di stile. la mia critica si limitava a farti notare questa cosa. Visto che abbiamo invaso questo spazio... sarei felice se commentassi questa mia opera"l'infante e la maestra" dedicata ad una persona per me speciale... pur non essendone completamente consapevole.
    ciao, a presto.

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