L’apostrofo non cessò mai
di costruire la stanza
e fuse fogli di cartapesta al gesso bianco
apponendone strati dalle strisce costanti
e il tetto vide il sole con la schiena
Passarono le rondini
intontite dalle sporadiche piogge
si accontentarono dello squarcio secco e dischiuso
per entrare a farne parte
per assaporare ancora
il ferro rosso
semmai ce ne fosse
La sedia è vuota
abdicare è stato facile
come accettare capestri mai appesi
e prepararsi ceste per teste ancora al collo
Forse sei già arrivata
bianchissima e tumefatta
bloccato hai già quel fiume
tra le pareti delle ossa
forse non è un caso
che le braccia non si muovano
e che la lacrima brilli insospettabile
sulle cime di quell’ombra
Proponimento non è speme
ma solo il nuovo corvo
in attesa
dell’ovale…