L’Oscuro
comprese in tempo
differenti plasticità
di cosa e parola
di scorrimento e istrioniche leggi parallele
Non comparve nel dubbio
lo sveglio e il dormiente
ma collocatisi in riva
al cosmo desunto
fantasticarono della specie
divenendone
centri
Pensò così anche
il destino successivo
nell’età mai spenta
ancora a venire
e trovarono partecipazione
la cosa e la parola
in una sola
specie
in estinzione
Mi parve ancora strano
che il vespro potesse cogliermi
nell’impreparata ammissione di colpe
nella sostanza illecita del contrastare eventi
e dettagliate
chirurgiche succulenze
Ma ora traguardi
asettici
attraversano la mia strada
compiacente
e m’accorgo di quanto
le materie disgiunte
si avvicinino all’occhio
scorrendo lente e lontane
dalla mia pelle
di quanto la lingua
non avverta la cosa
che la parola già
non abbia
scordato…