Mi genufletto,
mio malgrado,
su aguzze pietre
di strade che
portano al nulla
graffiandomi le carni,
non per pregare,
avrei scelto ombrosi sentieri
coperti di muschio e foglie d’autunno,
è un carico senza gloria
che m’impedisce d’inarcare la schiena
e sollevare gli occhi al cielo,
punteggiato di lacrime e sangue,
urlante dolore e disperazione,
invece che di stelle e del loro vento.
Frenesia di gretto potere,
dove le parole non generano
sospiri di dolcezza,
ma s’infrangono in leggi
di uomini meschini
o miseramente dettate
da dei o profeti.
S’infrangono
come onda sugli scogli,
dove i gabbiani
diventano avvoltoi,
per afferrar la vita
in nome e nel nome
di un macilento onore,
di empia virilità,
lasciando posto
al dolore ed al silenzio
di voci che profumavano di donna.