Ho visto immagini
che le televisioni trasmettono
di barconi pieni di emigranti
che noi chiamiamo clandestini.
Stipati su barconi come bestie
con il pericolo che affondino
da un momento all'altro,
per ore e ore, nel buio della notte
navigano sul mare con una sola speranza
nei loro cuori: "Vivere o morire."
Vivere per poter raggiungere un paese
che li accolga, e possano trovare
una casa, un lavoro, una serenità
e la pace nei loro cuori
che a loro è sempre mancata
Morire, sì, morire perchè
hanno perso tutto,
per pagarsi il viaggio della speranza
dove uomini senza dignità e amore
ma solo per denaro
li trasportano lasciandoli
morire di fame e di freddo.
Ecco, noi li chiamiamo clandestini,
abbiamo paura che loro
portino malattie,
lavoro, delinquenza.
Noi dobbiamo aver paura soltanto
del nostro egoismo e cattiveria,
non ricordandoci di ciò che Gesù disse:
"Amatevi gli uni e gli altri
come vi ho amato io."
Pensiamo piuttosto
che un fratello ha bisogno di noi,
stringiamoli tra le nostre braccia
guardiamoli negli occhi
e potremo vedremo nei loro
finalmente un barlume di felicità.