E fui seduta tra le stelle
eletta compassione
a fumare la pace dei sensi
come fosse vera
tanto che svanì sincera
innalzandosi come cenere
vulcanica
E mi parve distinguere
un gesto
dovuto forse al mio segnale
eloquente
gesto che furbo come il momento
scheggiò appena
la pelle lucente
Badai a me
e promisi colpi di scena
mai finiti nella memoria
del nessuno che nessuno
ora si chiama
Mi scorgo
decaduta
come antica nobiltà
tra i faggi
ed altre secolari
promiscuità
di velli d’oro
e immense
illusorie anaconde.
Mi porterebbe via
se solo potesse
soffocherebbe
se mi prendesse
annienterebbe
se colpisse
ma non ha occhi
così intensi
la fortuna
per tornare da me
e il mio
abbandono…