cos’è tanto questo nostro
stare insieme ad ogni costo?" mi domandi
come se fumassi, le parole tue vischiose
non ho mai fatto i conti con il me stesso
che da solo stringe un pugno
e poi lo lascia, floscio,
lungo il letto?" questo penso mentre
attendo il colpo
è un relitto, certo, che trasciniamo
come folli, nella stanza in penombra
dove io godo e tu godi
ne farei a meno di quegli scatti
dei pianti, tra un lenzuolo umido
e il tempo sollievo
dell’assenza
eppure non posso
sai bene, intanto che guardi fuori
dai vetri, l’oscuro marciare degli altri
e ti sembra, lo so, ti pare che
ognuna di quelle anime scaltre
sia più felice di te, di noi
sai bene che non c’è insieme
mai più, mai niente.
Finisce:
è ciò che mi dice la tua unghia febbrile,
il ciondolo che rotea sul collo,
il tentennamento cattivo del labbro
Qualcuno sbatte una porta lontano.
Qualcuno ride così forte da sembrarci
un torto meschino, un insulto.
Ti ho amato come se in te sciogliessi
un mondo compresso, i miei ricordi
a piene mani sul tuo grembo,
e sorvegliarti dormire
il mio stesso sonno
Lo so che forse è meglio.
Finisce.
Ma lascia che io veda per l’ultima volta
come non siamo più riusciti ad essere.
Io e te, dopo quell’istante perfetto,
quando l’attesa divenne gesto, parola d’amore.
Ancora una volta, prima che noi si diventi
due anime scaltre
in mezzo alle tante del mondo