Immenso e luminoso, ti apparve quel mattino il cielo.
Nessun bianco velo ad increspar l'azzurro.
Su di esso, giocosi girotondi d'ardito volo,
e dei festosi cinguettiì amasti il canto.
Del venticello udisti il respirar leggero,
e in esso confidasti, tentando il primo volo.
Ahimè! Non ci fu di madre tua,
la forte ala ad aiutarti accanto,
quando decidesti di volere il cielo,
e dal tuo nido arditamente ti lanciasti.
Inutile l'agitar delle implume ali,
pesantemente t'accolse il duro suolo,
e lì ferito e solo, finì per sempre il sogno tuo del volo.
Sgomento, alla notte buia cinguettasti il tuo dolore.
Invano cercasti di tua madre il tiepido calore,
che un poco ti scaldasse dall'aggredir del gelo.
Impietosa fu per te la perfida agonia.
D'un tratto l'ali si mossero convulsamente forte,
il becco apristi ad insufflare l'aria,
l'esile collo s'agitò più volte, ed infine si reclinò il tuo capo.
Lente si schiuser allora l'ali e distendesti l'arti.
Il giorno ti colse, fissando il cielo.