Il maestro scocca il braccio:
sputato sul palco
atterro su miliardi di sguardi.
Del mio parto respiro il trauma
nell'istante in cui è lucido
l’oblio dei miei passi.
Dentro un moto grottesco
che oscilla in controtempo
in un soffio
si consuma il mio momento.
Dentro un ciclo incessante
galassie con forme umane
volteggiano attorno al niente
in un istante lunare
che si rinnova sempre.
È la danza più gelida del mondo
quella invisibile con le ore.
Scivola spontanea la mia figura
sullo sfondo:
nell'indugio che precede ogni gesto
sento scontrarsi l’estasi al dolore.