Da tempo
ho cessato di giudicare
i mio prossimo,
di puntare il dito
ed offendere il mistero
umano celato in ogni anima.
Memore sono di quelle
parole accese,
parole di brace,
che dall’Alto
invitano
alla misericordia,
anziché inutili sacrifici.
Taccio davanti al peccato
degli altri, sono io
forse esente dal peccare?
Posso scagliare
la prima pietra,
dire al fratello
della sua pagliuzza,
quando la trave
acceca il mio occhio?
Il giudizio,
spetta solo all’ Eterno,
gli uomini,
come gli alberi,
si distinguono
dal frutto che danno.
Ma non taccio, levo la mia voce,
-non mi asservo ai giochi di potere-
quando vedo
la sottile cattiveria,
fatta con calcolo, che il prossimo
fa soffrire.
E molte volte, di fronte
a così tanta miseria umana,
preferisco, con il silenzio
parlante, testimoniare
il mio dissenso.