Ora mi sento, rinasco!
Uscendo dal guscio,
velato e mantato,
ch'alla mente ha mentito.
Che sia fragoroso frangersi
di fragile campana di vetro
in aguzzo spiraglio
o lento, limpido liquefarsi
di ghiacciata gogna
non m'è dato sapere...
ma attonito avverto
il vertir in sussurro
d'urla sopite da tempo;
e l'asfissiante, atrofizzante
atropia ch'attanagliava
arcigna il mio io
ingoiata d'ignoto!
Che riesca a venir stele
stagliata nel vento
or vacuo della fù vita?