Attimi di spensierata confusione, nelle notti ancora in fasce per i tuoi occhi troppo stanchi e troppo vogliosi di farti male, ancora.
Tu, stupido sognatore.
Senti il peso dell’amore, fatti soffocare la spire del empirico boa.
Farfalle, farfalle, farfalle,
depongono uova che saranno vermi, poi altre farfalle, farfalle, farfalle.
Senti la morsa del gelo, quando la tua anima ti chiama da trenta chilometri di distanza
E tu non puoi rispondere perché sei troppo innamorato, troppo fottuto, anche solo per ricordarti di averne una.
Farfalle, farfalle, farfalle,
piccole come una serratura, inutili come la chiave sbagliata
bastarde come il chiavistello che in men che non si dica ci risolverà il problema
di vedere cosa c’è di là.
Senti il vuoto dell’infinito,
tu, piccolo patetico essere umano
Baciato dalle stelle,
dalla fortuna,
da qualche Dio a cui, un giorno, dovrai pur dire grazie in qualche modo.
Vai in giro inciampando qua e là perché sai che la vedrai fra meno di due ore.
Eccitato e spaventato come una farfalla che sa che l’alba che ha visto oggi sarà l’ultima prima di tornare ad essere concime per batteri.
Farfalle, farfalle, farfalle.
Viola come la morte
Vere come la vita.
Effimere come certi momenti.
Speziate, come certi pensieri…