Ho letto la pesia.
La mia definizione di estrapolava dal contesto della poesia.
Ho inteso che gli occhi che tacciono, o ciechi, voglino non vedere ciò che rattrista o sconvolge.
L'attribuire la denominazione di diverso a persone non rientranti in certi canoni, dici bene che è un alibi di una società incapace di convivere con tutti i suoi simili.
Diversi sono. handicappati, anziani, negri, gialli, zingari, gay, lesbiche, testimoni di geova... ma non apparteniamo tutti ad un sola specie animale?
I temi di discussione ci sono
Ho pubblicato anche un haku sull'emarginazione ed un aforisma sulla solitudine.
Vito
condivido...
però se leggi la poesia
"i nostri occhi tacciono davanti all' orrore del diverso"
il diverso nella poesia è inteso come "opinione" dei nostri occhi, quindi degli individui stereotipati e indiffirenti, non una definizione.
volendo andare avanti nell' analisi, credo che presunta diversità di alcune persone sia un alibi di fronte al nostro far nulla.
condivido...
però se leggi la poesia
"i nostri occhi tacciono davanti all' orrore del diverso"
il diverso nella poesia è inteso come "opinione" dei nostri occhi, quindi degli individui stereotipati e indiffirenti, non una definizione.
volendo andare avanti nell' analisi, credo che presunta diversità di alcune persone sia un alibi di fronte al nostro far nulla.
Bella poesia.
Secondo me il diverso è colui che è categorizzato come tale da degli schemi stereotipati di una società sempre più complicata. Comunque resta sempre una persona, ignorantemente disprezzata.
Vito