Forse è la tua tranquillità
che mal sopportano le mie pupille
è come l’immensa ombra di un ulivo
irregolare
aperta
seducente
disadorna…
Dovremmo correre ai ripari
nell’eventualità d’un incrocio di sguardi
dovremmo smettere d’accendere fuochi amici
per attirare l’agguato all’accampamento
dovremmo agitarci come pupe
ancora accenni d’apnea
in un regno alato
di poveri colorate
Eppure un filo tenue
tiene contatti stupefacenti
si lega e slega nelle incertezze dello sfiorarsi
e brama un pensiero dall’altro capo dell’esistere
Mi scorgerai infine
catturare l’univocità d’un momento
come fa la fortuna che vede solo con le bende
prendere sassi e denudarmi all’acqua
scaldarmi al tepore acceso delle tue iridi
dove si specchia la coppa…
…L’abisso d’un nome
e le mani bianche che ne intinsero
il cobalto