La mia barca scivolava il blu
come non avesse carena
come non avesse remi
e loro mi seguivano
alimentati dalla curiosità
dall’abitudine
dalla fame
Mi tuffai sereno
nel cielo liquido sottostante
nel mare d’aria sovrastante
e fui sorpreso dalla gioia
di corpi dal calore sorprendente
senza che mi toccassero
senza che li accarezzassi
Nei volteggi
nelle sfere d’ossigeno
restavano impresse le forme
i loro giochi m’insegnarono il cosmo
e il suo movimento perenne
infinito
La rena era fine
sottile
ancestrale
bianchissima
e nella mente l’acqua prendeva il sopravvento
nelle mani grafite e plastica da qualche centesimo
e repentini i loro occhi
mi colsero
e leste le loro forme mi sfiorarono
senza pretese chiesero
con semplicità ottennero
Creature natanti
lo scenario incredibile d’una terra emersa
all’inizio dei tempi
creature dalla colossale, umile dignità
mi fecero dono d’un sogno impagabile
il baratto crudo e dolcissimo
d’un sorriso
per quel legnetto
che scrive
Pensare ora
alla miriade di colori che la natura può coniare
a quella che un occhio impigrito dai grigi
può cogliere
pensare all’esercito di creature
dal cuore colmo del concetto di
felicità
e comprendere che dimorano l’oceano della vita
con pinne lisce e leggere per volarci dentro
o con mani piccole e fragili
per disegnarne
il nome…