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La commedia Indivina

Si come d'un tratto la fioca esterna luce
parea inoltrarsi nelle infinite vie della immaginazione
recando seco una molteplicità di suoni e colori,
tale mi persi nella giungla di idee
che copiose implodono nell'ipotalamo
intrappolando e creando
una naturale barriera ai pensieri reali.
Ah quanto a dir parea un incanto dopo mi chiesi,
ma esta giungla cromatica a più poli
si diffondeva si profonda nella mente
che anche la Ragione ingannata
alfine ne sarebbe risultata
E vidi Parche senza aloni,
di un rosso intenso da renderti brace,
e vidi Elfi senza ombre,
verdi di aspetto e d'immortale età.
E poi che dire delle rosee fate,
più le guardavo più tutto non c'era.
Poi sole e luna, stelle,
orizzonti e tramonti lontani.
Ma venne il vento, forte e sonante
spazzando via ogni inumano guardo,
musica fece di arcani ricordi
oramai persi dalla reale esistenza,
forse che era il vortice impetuoso
che ogni natio in fasce nel virgo materno
a diniegare porta l'immortalità ancestrale?
travolto mi ritrovai da quella furia, poi più nulla

 

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