Dolce amico, hai visto la terra,
dei pezzi almeno delle isole,
hai pescato nei libri
perle di saggezza,
pozzi d'immondizia,
hai scritto sui muri
la tua libertà:
solo un sogno
o la sporca realtà?
Prendilo in bocca,
via dal nord, verso il sole...
il grosso membro del buonumore,
buco del culo alla morale,
tutti all'ospedale;
hai sorpreso negli occhi
la quintessenza
dell'ingiustizia
e dell'amore,
in cerca perenne
del non so che
che rompe il dolore
dentro il bicchiere
e su piatti tableaux,
di una lingua melodia infinita
di vita senza corde,
di vita anagrammata,
di vita spezzata
da una rima trita e ritrita,
hai pianto a lungo
sulla strada per Aghar
i neon si sono spenti
e le genti nascoste in ciò che rimane dei boschi.
Dolce amico, ora mi guardi,
che fai, non tocchi?
le vie sono strette,
le piazze maledette,
i libri invenzione,
i muri interdizione,
gli occhi solo lo specchio
di un nucleo compatto:
tutto, l'odio, l'amore,
lo stesso...