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Fremere (13/9/1999)

Freme d’intorno un andare
nell’ombra e in inverno:
scrosci d’acqua piovigginosa
si attardano sul limitare;
nera ombra si spiana
e si dilata nell’oscurità:
rosse tempie tremende.
Andare disperso,
andare smarrito:
rimane il valore,
rimane il dolore.

 

l'autore Emanuele Marcuccio ha riportato queste note sull'opera

Pubblicata per la prima volta il 26 marzo 2009, nella mia raccolta "Per una strada", Sbc edizioni.


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8 commenti:

  • Rosarita De Martino il 23/06/2015 20:05
    Si percepisce il fremito dell'animo per il dolore dell'universo. Cari saluti.
  • Salvatore Abbate il 30/04/2011 14:02
    La realtà della vita può essere molto amara, ma col tempo apprezzeremo le piccole cose
  • Emanuele Marcuccio il 14/10/2010 04:25
    Ecco a voi l'esperto commento che ne ha fatto il critico letterario Luciano Domenighini, che mi ha voluto donare il primo profilo critico: "Sono undici versi divisi in una lassa di sette in sequenza 8, 6, 9, 9, 7, 10, 7 e una quartina finale di senari composta da una coppia di distici anaforici, di cui l'ultimo in rima baciata. In realtà tutta la composizione è legata in rima dalla desinenza "are" e in particolare dall'infinito "andare" che apre i primi due versi della quartina finale e che si connette foneticamente con le desinenze del primo ("andare" e del quarto verso ("limitare". Sono quattro infiniti, tre ripetuti e l'altro sostantivato che, col colore
    attonito e neutro della desinenza e la triplice ripetizione all'infinito di un verbo di moto assolto dal complemento di luogo, dànno alla poesia un tono estenuato come di un perpetuo, doloroso, cammino senza meta, in un mondo senza luce.
    Della breve composizione, si apprezza altresì la forma essenziale che si esplica nell'impiego dei tempi immediati infinito e indicativo presente, nel ricorso a un solo avverbio ("d'intorno" e poi nel rutilante, angoscioso, terrificante settenario del settimo verso (un soggetto sostantivato chiuso fra due aggettivi e privato del verbo, a sottintendere nessuno e tutti i verbi). D'altra parte questo taglio lapidario si realizza compiutamente nella quartina finale dove alla coppia anaforica di infiniti si affiancano due aggettivi e a quella all'indicativo due sostantivi, siglando nell'assoluto rigore stilistico una lirica intensa e carica di commozione".
    Da: http://www. joetiziano. it/Luciano Domenighini - La metrica spontanea e raffinata di E. Marcuccio. htm
  • Tim Adrian Reed il 12/09/2010 21:40
    Questa tua poesia mi piace molto. Complimenti.
  • Emanuele Marcuccio il 13/10/2009 11:07
    Pubblicata per la prima volta il 26 marzo 2009, nella mia raccolta "Per una strada", Sbc edizioni.
  • Vincenzo Capitanucci il 28/09/2009 07:07
    Molto bella Emanuele.. rimane il valore... nell'oscurità... del dolore...
  • Emanuele Marcuccio il 27/09/2009 15:35
    Ti ringrazio, con questa mia poesia ho cercato di descrivere lo stato d'animo di mio padre, non vedente da quando avevo un anno e che dedico a lui, come si può leggere nella mia raccolta!
  • giusi boccuni il 27/09/2009 13:09
    bella, molto evocativa, ho apprezzato l'accostamento fra la natura in ritiro e lo stato d'animo doloroso... che come per la natura e le stagioni, poi passa...

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