Da lunghi giorni
ingurgitando veleno
in umano contatto con l'insano dolore
allungo il mio cono d'ombra
pesante, greve nuvola
densa di cristalli gelati
opacizzati
non riflettenti
raccolgo in me il male di vivere
Dovrei abitare sulle sponde del Gange
per intimi riti di purificazione
ed abluzioni d'acqua
sacra lancia lucente
lanciata a sconfiggere il buio dolore
Ma a volte ne sono stremata, trafitta
annego, sprofondo
nelle sabbie mobili dell'essere occulto
Mi ritrovo al mattino invasa da sentimenti oscuri
antichi sensi di abbandono
tristezze ed incertezze di primordiale memoria
Eppure nella mia vita non è cambiato niente
Ma è così, finchè mi farò carta assorbente di umane sofferenze
Due cure, equivalenti
scelgo per me
Le tue parole, alito caldo sussurrato a fior di pelle
sottile filo di congiunzione in similitudine
unificante in primavera di sensi
La poesia, che strappa dal fetido giogo i fantasmi urlanti
e a poco a poco lava la mia anima
distendendola ad asciugare su fili di comune unione superiore
in luce sorgente d'amore universale