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IL FIGLIO PRODIGO CHE NON RITORNA

sono colui che voltò le spalle,
l'inetto che spalancò le ali all'invidia,
ero straordinario, sono libero.
Ma la libertà si paga con la sorte
ed io che alla sorte ho estorto il merito,
vago in cerca del creato.
So della fine che mi attende
e della sua certezza,
per questo conto i giorni con le anime,
anima per anima minuto per minuto.
Rido a forte voce per l'indifferenza
e mi rallegro di chi non crede,
vado incontro al giorno della resa
con la certezza d'esser stato
nel male il migliore, il più adorato.

 

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6 commenti:

  • Anonimo il 10/01/2007 15:21
    Coscienziosità di essere e perdurare nell'errore o voglia di riscatto e pentimento? Non riesco a capire quale delle due motivazioni ha spinto la penna a comporre... interessante: più per la tematica che colpisce che per lo scritto.
  • francesco sobberi il 16/10/2006 14:44
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