Attraversavo la pioggia di sassi
territorio ancestrale
come impero indotto
e non temevo cadute
né la fine della penombra
poiché il vento delle onde
rendeva la stella
presenza
psichedelica e costante
La nave arrivò presto
atterrando sulla polvere di stagno
brillò prima di spegnersi al silenzio
e dietro ai vetri qualcuno mi fece un cenno
-L'acqua dei miei mari
è polvere d'argento
e il fuoco dei miei vulcani
ghiaccio sottile-
E come fulmine volava il mio cavallo
e come neve cadevano quei petali
E fu giorno e fu notte
e volammo tra gli alberi
e sulle sponde di fiumi
su promontori arditi
su destini di villaggi
su nuvole come cotone
con i capelli scompigliati al vento
e la febbre sulle gote morbide
E l'urlo, le risa...
il silenzio
Lenti
ormai stremati
bevemmo alla fonte
lavammo i nostri occhi
sorridemmo
sorpresi
che ancora e ancora il nostro cuore cantava
E ancora e ancora
senza sellare i cavalli
cavalcarli
impazziti
-L'acqua dei miei mari
é polvere d'argento
e il fuoco dei miei vulcani
ghiaccio sottile-
E rovinosamente
caddi
nel sonno più profondo
E legai i capelli
con lunghi steli
di foglie cremisi
e mi guardai
riverbero piangente
sola
nell'acqua verde fluoro...