Il più bel silenzio prende parte
a tutti i secondi che passano
in un pomeriggio di novembre, stanco,
scuro ancor prima del risveglio.
Le gocce suonano e ballano sul tetto
libere ed infelici, allo stesso tempo.
Creano la loro melodia, il passo
che nessuno credeva esistesse.
Proprio il silenzio le accompagna,
in una camera scura, profumata di tabacco,
colma di pensieri ed illusione.
Il piacere di ascoltare questa infelicità
commuove,
e distrugge tutte le protezioni del cosmo.
Gli occhi si muovono
in questo silenzio incantevole
si muovono come le gocce,
al loro ritmo,
alla velocità della loro paura.
Questa incertezza, questa non sicura
sopravvivenza,
rende tutto il resto superfluo,
vuoto
singolare nella sua magnificenza.
Le onde dell'acqua piovana,
frustate dal demonio meccanico
fingono di essere mare
di essere le sole cose importanti
presenti sulla terra.
Ma è forse così?
Il silenzio cosparge la malinconia
l'assidua sensazione di strazio.
È giorno, ma è notte perenne,
non vi è bagliore,
perché il silenzio ha rubato
ogni cosa.