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Sonetto. III

L'amante Rossa nacque nella neve
d'un freddo giorno incerto d'Ottocento,
ch'è l'unico ritardo seppur lieve
di mille e più battaglie contro il tempo.

E quando il grande vecchio matricida
segnò l'inizio della storia nostra
lanciò a tutto il mondo la sua sfida
e ora la sua gioia è spesso vostra.

Ai prodi valorosi suoi scudieri,
- ma quanti ne perirono sul campo? -
io porgo il mio saluto riverente.

Mi sembra adesso come fosse ieri,
vent'anni di sventure in un lampo!,
di un'altra sua vittoria, io impaziente.

 

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4 commenti:

  • simona bertocchi il 04/03/2007 09:46
    Sembra una ballata di De Andrè. Molto bella e... musicale, appunto! A rileggerti
    Simona
  • Stefano Porcu il 29/01/2007 13:31
    troppo bella
  • Anonimo il 19/09/2006 12:57
    Non è il mio genere... ma mi piace tanto! È come una canzone.

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