Vivo una vita di morte,
senza riuscire a discernere
il respiro frammezzato dall'ansia,
dal sapore greve di un gemito
durante un amplesso.
Ingannerò il mio tempo allora!
E il tuo, la tua memoria,
il riconoscermi in te in un sangue
anomalo che pulsa in un cuore
di rabbia e acredine.
Berrò il calice amaro,
di questo amore che vive di stenti,
in un altalenante equilibrio scomposto
di purezza e peccato,
dove io muoio con te,
per rinascere in altro ricordo.
Graffi ora la mia anima,
con artigli di cobalto
senza cielo,
con sguardo di lacrime,
mi condanni o mi consoli,
per i miei inganni da espiare!