Vagando in un piccolo bosco
striminzito di alberi e
grande il tappeto
di rosse appendici cadute.
un grosso armadio di pensieri
vivi e danzanti,
morti e dormienti
mi addentro nel legno
scuro di noce
con riflessi brillanti
all'ingresso ingranaggi
scuri di pece
una nebbia verdastra
invade 'sto mondo
vicino una scala
che va verso l'alto
più grande di fuori
è dentro l'armadio.
mezza scalata in piroli mangiati
dai tarli affamati
e mi volto con l'impeto
di un cervo che sentito ha lo sparo
un cadavere nel lato corto
di questo strano mobile
e un'altra testa oltre la sua
gli giaceva sul petto
nessun timore e nessun pensiero mi colse
scalai fino in cima
l'ultimo piano di questo armadio
e una piccola porta all'opposto dov'ero;
lascio la scala raggiungo l'oblio
che altro non era un passaggio,
con la curiosità dell'artista mi addentro in fessura
un altro mondo mi attende
una grande stesura,
di acqua
mi spunta la coda di un essere anfibio
respiro sott'acqua in questo grande acquario
senza pareti e cubico di forma
un acqua putrida credo mi circonda
scendo sul fondo di sabbia ingiallita,
senza né alga né roccia scalfita;
raccolgo perle di rosso candore
se sapessi che erano li
nulla mi ferma, raccolte le perle
parto veloce come un fulmine
nato e morto all'istante
sparato sulla parete del cubo
svansice la coda e sulle gambe ritorno...
ancora quel bosco ancora l'armadio
cammino diritto e riprendo da capo.