E così,
ritta,
mi ritrovo ad osservare il mondo;
genuino e sporco,
amaro e dolce,
bagnato e asciutto.
Non so chi sia, io,
se una bambina un po' cresciuta,
o un corpo sbagliato.
Sfregiata,
da quelle lance umane
taglienti,
che mi hanno infranta.
Macchiata,
di quel pudore ormai perso,
di quel rispetto ricercato,
di quella timidezza innata
che non riesce ad andarsene.
Di tutti,
di nessuno.
Immobile stella ritta
in un pianeta sconosciuto,
che ho scoperto
nel suo velo d'incanto dolce
e finto,
di amore freddo,
che chiede altro.
E così,
mi perdo tra i pensieri
di quel passato,
bruciato nei fondali,
di una stanza sudicia.
Tu, che stai lì,
non ti accorgi di nulla;
accenni quello sguardo repentino
e poi di nuovo a giocare con i sorrisi,
a gioire;
mentre io sanguino,
dappertutto.
Dimmi,
sei felice delle mie pietre d'inferno?